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Pubblicazioni:
Libri: Paolo Angeli, Canto in Re – La Gara a Chitarra nella Sardegna Settentrionale, 2006- ISRE

CD: Canto in RE, a cura di Paolo Angeli. Cofanetto con 4 CD: CD 1 e 2 Gli anni ’30; CD 3 Cicchèddu Mannoni; CD 4 Mario Scanu. Prodotto da ISRE Archivio Mario Cervo. Restauro effettuato a partire dai 78 giri RPM (anni 30) e dai master originali Nuraghe. Booklet illustrato di 120 pagine con testi critici e trascrizione delle poesie in logudorese e gallurese con traduzione in italiano a fronte.

BELL

Il Canto a chitarra è un genere che nasce agli inizi del 1900. Strutturandosi sui palchi delle feste patronali, in quella estenuante disputa canora denominata Gara di Canto, ha rappresentato insieme alla gara poetica la forma musicale più popolare, divenendo un elemento insostituibile nelle feste tradizionali di tutta l’area del nord Sardegna.

Le pubblicazioni precedenti al 1950 ne documentano la genesi e la sua prima fase evolutiva. È importante notare che, a parte alcuni casi, i cantori che incisero i dischi a 78 rpm sono i cantori maggiormente attivi nel periodo precedente alla seconda guerra mondiale. Mancano le incisioni che documentino lo stile di Peppe Mele, Gjuanni Ainzu Degortes, Antonio ‘Eriu, Candida Mara, decani che, agli inizi del 1900, segnarono la nascita delle gare di canto. Dei supporti custoditi in Archivio segnaliamo i dischi registrati da Antonio Desole (9), Luigino Cossu (5), Pietro Porqueddu, Desole, Cossu (5). In tutte le incisioni, effettuate a Milano tra il 1932 ed il 1937, sono accompagnati dal chitarrista Ignazio Secchi. Sono di notevole importanza anche i dischi di Giovanni Cuccuru (10) accompagnato da Peppino Secchi e di Gavino De Lunas (21), due dei quali registrati con Maria Rosa Punzurudu (prima cantante donna ad esibirsi sui palchi dopo la leggendaria figura di Candida Mara), generalmente accompagnati da Nicolino Cabitza. Sono di minore importanza i dischi incisi da Maurizio Carta (14) per il quale va fatto un discorso simile a quello già affrontato per Gavino Gabriel. I dischi citati sono esempi eccellenti di un’arte che ha trovato sui palchi una legittimazione popolare.

L’industria fonografica, pur orientandosi verso incisioni commerciali, ha documentato lo stile dei cantori più rappresentativi in attività nei primi decenni del 900. Ai cantori del primo periodo sono stati dedicati due CD prediligendo le incisioni di migliore qualità sonora e dando priorità ai materiali non ancora editi su CD (in questo senso verrà ridimensionato il ruolo di Gavino De Lunas, il cui stile esecutivo è già ampiamente documentato su CD da Roberto Leydi). Un discorso diverso va fatto per le registrazioni successive al 1950. Il dopoguerra aveva portato dei profondi mutamenti socio culturali anche in Sardegna. Il cantore che più di tutti diede voce a questi cambiamenti fu Leonardo Cabitza. Le prime incisioni di Leonardo Cabitza sono del 1954, accompagnato dal chitarrista Nicolino Cabitza (5), seguono le registrazioni del 1956, accompagnato da Aldo Cabitza (10). È interessante notare che, in questi dischi, il canto monodico è accompagnato con l’uso del plettro, tecnica che, a partire dagli anni 50, ebbe la meglio sulla più antica tecnica ad arpeggio. Tuttavia i veri dischi di rottura furono quelli registrati tra il 1957 ed il1963 a nome del “Quartetto Logudoro”. Anticipando quello che nel decennio successivo diverrà la prassi sui palchi dell’isola, si abbinò alla chitarra (Aldo Cabitza) la fisarmonica (Antonio Ruiu). Nelle prime sedute di registrazione Leonardo Cabitza veniva affiancato da Salvatore Virdis e in alcuni casi da Francesco Cubeddu. Nelle ultime incisioni, le più riuscite, era abbinato a Maria Teresa Cau, importante figura del canto femminile. A queste ultime sarà dedicato un CD monografico. Nelle registrazioni effettuate dal Quartetto Logudoro si assiste ad un ribaltamento di tendenza, con l’industria discografica che condiziona gli orientamenti della musica popolare. L’uso della fisarmonica avveniva prima in studio di registrazione e solo in una fase successiva, con l’esordio a Codrongianus del fisarmonicista Peppino Pippia, sui palchi in cui era nato il genere del canto a chitarra. Parallelamente continuavano ad esibirsi i vecchi cantori Desole, Porqueddu, Cossu, spesso abbinati a cantori più giovani. Tra tutti si distinsero Mario Scanu e Francesco Cubeddu. Possiamo sentirli in un’estenuante competizione canora, accompagnati dal grandissimo chitarrista Adolfo Merella, registrata ad Uri nel 1963, probabilmente uno dei momenti più intensi e commoventi nella storia della gara di canto. Per concludere si è scelto di dare ampio risalto alla collana di pubblicazioni Nuraghe.

Grazie a Mario Cervo possiamo oggi testimoniare, con una qualità di registrazione eccelsa, alcune delle pagine più belle della musica tradizionale sarda. Le registrazioni, effettuate alla RCA di Roma, restituiscono freschezza ed eleganza alle esecuzioni del più grande tenore che la Sardegna abbia mai conosciuto: Mario Scanu. Una seconda monografia è stata dedicata a Ciccheddu Mannoni, maggior rappresentante insieme a Luigino Cossu del Canto Gallurese, di cui siamo in grado di editare tutto il repertorio. Le pubblicazioni sono supportate da un volume interamente dedicato alla storia della gara di canto e all’analisi musicologica delle tipologie di canto.

Un’altra sezione ampiamente documentata nell’Archivio Cervo è quella relativa alla Tasgia. La tasgia è una forma di polivocalità tipica della Gallura. Negli anni è stata identificata con la tradizione di Aggius ma anticamente era comune anche nei paesi limitrofi tra cui Tempio, Trinità d’Agultu e Bortigiadas. Di quest’ultimo paese esistono in archivio registrazioni del 1956 relative sia al repertorio “a Ballo” che al repertorio liturgico. La tasgia si differenzia profondamente dal canto a tenore per l’impianto non gutturale delle voci gravi. Il coro è composto da 5 voci maschili: Bassu, Contra, Boci, Trippi, Falsittu. Nelle straordinarie registrazioni effettuate nel 1924 e nel 1933 possiamo ammirare l’abbinamento del giovane Salvatore Stangoni “il galletto di Gallura” con Giuseppe Andria Peru. Dei 5 aggesi sono documentati solo i brani profani, alcuni dei quali troppature di testi sacri (miserere, gloria). Questa costituisce una pratica comune: evidenzia come nel repertorio liturgico e paraliturgico di Aggius, vi sia una forte commistione tra elementi sintattici provenienti dal repertorio sacro e i modelli polivocali autoctoni. Nei decenni successivi nacquero due scuole stilistiche che svilupparono i due repertori: Stangoni, laico comunista, ampliò il repertorio profano portandolo ai vertici di complessità eterofonica; Nanni e Matteo Peru, figli di Andrea, elevarono a forma d’arte il repertorio sacro, fondendo la vocalità tipica gallurese con gli stilemi vocali del canto lirico. Paradossalmente quest’ultima scuola ha portato a tradizione dei canti aggesi ad una progressiva estinzione. L’incapacità di tramandare oralmente il canto e, successivamente, l’invaghimento da parte di Matteo Peru per il canto polifonico ha decretato la fine di una tradizione tra le più ricche di repertorio. Verrà pubblicato un CD monografico dedicato ai canti profani, al ciclo dei canti della settimana santa, del natale, della messa dei vivi e dei defunti.

 

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